Nicola Viceconti a Senigallia

Articolo pubblicato su School of memory – 12 aprile 2016

Venerdì 8 aprile a Senigallia si è tenuta un’altra iniziativa riguardante le memorie e i diritti umani nel contesto della desaparición forzada de personas in Argentina. La giornata è stata organizzata presso il Liceo Scientifico “E. Medi” e l’ ITC “Corinaldesi” in collaborazione con l’antropologa culturale Paola Donatiello, presidente dell’ APS  “Tra-mare culture” e  ideatrice del progetto internazionale “School of memories”. Protagoniste dell’iniziativa sono state le emozioni suscitate attraverso espressioni artistiche come la letteratura, il cinema e la musica.

Ospite principale dell’incontro è stato Nicola Viceconti, novellista, scrittore, sociologo definito dalla rivista Articolo 21 come il “narratore italiano dall’anima argentina che ha investito passione e impegno nella narrazione di storie che hanno come tema di sfondo la difesa dei diritti umani”. Appassionato di storia e cultura rioplatense, ha pubblicato quattro romanzi editi sia in Italia sia in Argentina. Il 20 maggio 2015 la Camera dei Deputati della Provincia di Buenos Aires ha rilasciato allo scrittore il prestigioso riconoscimento di “Visitante illustre” per la capacità di mantenere viva la memoria del popolo argentino attraverso i suoi romanzi.L’esposizione di Nicola Viceconti è stata abilmente accompagnata dalle musiche di Laura Pergolesi, argentina, presidente della ONLUS Terzavia e del Forum delle Donne di Ancona. Si ringrazia il preside prof. Daniele Sordoni, i docenti che hanno collaborato ed i ragazzi che hanno partecipato all’incontro con emozione ed interesse.

School of memories: costruzioni di memorie: oggi più che mai, nella scuola e nella società, si avverte la necessità di “Fare Memorie” in funzione pedagogica per riflettere sulle condizioni sociali e politiche che, nel corso della nostra recente storia, hanno portato alla violazione sistematica dei diritti umani e a crimini contro l’umanità che purtroppo si perpetrano ancora.

Marzo 2016: a quarant’anni dal colpo di Stato civico militare del 24 Marzo 1976 in Argentina è stato scelto di ripercorrere le memorie e le testimonianze dei sopravvissuti e dei familiari dei desaparecidos affinché ciò che è stato non si ripeta, inoltre si capisce meglio il presente raccontando e interrogando il passato. Scopo importante in quanto viviamo in un mondo in cui tutto è trasformato in show: l’informazione è sostituita dall’intrattenimento, il sangue è in prima pagina e la violenza è consumata sotto forma di spettacolo. Il rischio è quello di assuefarsi alle immagini dell’orrore, per questo è necessario ricordare il passato e sottolineare che i colpi di stato, le dittature non si instaurano dall’oggi al domani, ma sono processi lenti, nei quali coperture ideologiche mascherano strategie di dominio più sottili e pericolose: ogni giorno si perde un po’ di democrazia. Perché parlare oggi di desaparecidos? Perché questo dramma non è ancora finito. Ad esempio nel 2006 è stato fatto desaparecer Julio Lopez, ex-prigioniero politico che avrebbe dovuto testimoniare contro alcuni militari colpevoli di crimini di lesa umanità. Inoltre i familiari e i sopravvissuti del terrorismo di stato in Argentina hanno sempre cercato strategie per affermare l’esistenza negata dei desaparecidos, sostituendo la memoria all’oblio, in quanto è necessaria una narrazione per riconfigurare qualcosa che abbia superato il limite della comprensione. L’idea di giustizia-sanzione-memoria risponde all’esigenza del ricordo e della ‘positivizzazione’ dei diritti umani, contro l’oblio del terrore sempre intento ad occultare le sue tracce. Il terrore, infatti, si insinua ed incorpora nella società lacerandone il tessuto sociale producendo silenzio e solitudine che ancora oggi, a volte, riemergono È interessante inoltre notare che, mentre in Italia si festeggia il 25 aprile, quale giorno della Liberazione dal regime fascista, in Argentina si manifesta il 24 marzo, ossia il giorno in cui, nel 1976, è avvenuto il golpe; questo perché  per gli Argentini non c’è ancora una vera fine della dittatura e non ci sarà fino a quando ogni colpevole non sarà condannato, ogni corpo desaparecido restituito, ed ogni nipote ritrovato.

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