A proposito di “Vieni via”. Intervista a Nicola Viceconti di Giovanna Repetto

Abbiamo conosciuto Nicola Viceconti, scrittore e sociologo, leggendo i romanzi da cui trapela non solo l’amore per l’Argentina e per il tango, ma anche l’impegno nel sostenere i familiari dei desaparecidos falciati dal tragico golpe del 1976. L’ultimo romanzo Vieni via (qui recensito), diverso per ambientazione e contesto storico, ha suscitato la nostra curiosità. Lo incontriamo per rivolgergli alcune domande.

Questa volta ti distacchi completamente dall’ambiente dell’Argentina. È voglia di novità, bisogno di uscire da un contesto già sufficientemente esplorato? Desiderio di rinnovare la tua narrativa? Oppure hai sentito la necessità di proseguire il tuo dialogo politico per renderlo più completo?  

La scelta di ambientare una storia interamente fuori dall’Argentina è stata dettata da una serie di elementi concatenati tra loro. La risposta a una simile domanda, pertanto, non può non tener conto contemporaneamente di tutte le ipotesi in essa formulate. Non si tratta soltanto di un semplice desiderio di rinnovamento della narrativa, poiché ritengo che questo desiderio possa svilupparsi solo dopo aver sviscerato sufficientemente l’argomento trattato e, soprattutto, dopo aver soddisfatto il bisogno di diffusione del messaggio contenuto nelle storie narrate. Sono convinto che sulle tematiche in questione c’è ancora molto da raccontare. I romanzi finora pubblicati – sebbene centrati su fatti ed episodi appartenenti alla storia del paese sudamericano – sono stati scritti con l’obiettivo di sensibilizzare i lettori sui concetti universali della memoria e dell’identità che, in quanto tali, risultano essere svincolati dalle dimensioni spazio-temporali.

a cura di Giovanna Repetto

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