L’ eclissi del Subcomandante Marcos: come mettere insieme tanta sfiducia e riorganizzarla – IlSudEst

 

di MADDALENA CELANO – Pubblicato il 29 maggio 2014 su IlSudEst

Non dobbiamo prendercela se ci dicono che siamo un popolo di manichini è vero ci stanno togliendo di tutto, ormai ci fanno pagare anche l’aria, e noi che facciamo? Niente pugni in tasca contro la classe dirigente, avevamo in passato il potere della carta e penna e della ribellione, ora restiamo inermi a sbirciare che le cose cambino. Non cambia nulla in questo paese fatto di corruzione e potere. Non si fa la rivoluzione, le idee son scadute, come la nostra forza. Subcomandante Insurgente Marcos.

Marcos, la quintessenza dell’anti-leader, insiste che la sua “maschera nera è uno specchio, così che Marcos è un gay a San Francisco, nero in Sudafrica, un asiatico in Europa, un Chicano a San Ysidro, un anarchico in Spagna, un palestinese in Israele, un indio maya negli stretti di San Cristobal, un ebreo in Germania, uno zingaro in Polonia, un mohawk in Quebec, un pacifista in Bosnia, una donna sola in metropolitana alle dieci di sera, un contadino senza terra, un membro di una gang in una baraccopoli, un operaio senza lavoro, uno studente infelice e, naturalmente, uno zapatista sulle montagne”. In altre parole, lui è semplicemente noi: noi siamo il leader che stiamo aspettando.
Naomi Klein, Commander Marcos Identifies With All, San Francisco Chronicle, 13 giugno 1994

Il Subcomandante Marcos, il leader carismatico dei ribelli zapatisti del Messico negli ultimi 25 anni, ha annunciato che non sarà più lui a parlare in nome della comunità e non esisterà più come subcomandante Marcos. Gli zapatisti sono i ribelli che lottano per i diritti delle popolazioni indigene nel Chiapas, nello stato più povero del Messico ed il Subcomandante è sempre stato il loro riferimento e portavoce, sia in politica che nelle relazioni con l’ esterno. Egli sarà ora conosciuto come il Subcomandante Galeano. Marcos è uno scrittore prolifico, ha pubblicato 21 libri e oltre 250 saggi e articoli. In un comunicato di 10 pagine pubblicato sul sito web EZLN (in spagnolo), Marcos dichiara che non esiste più e non è mai esistito, che il suo personaggio è un’ icona-simbolica creata dal gruppo per promuovere i suoi obiettivi, ma che il personaggio di Marcos è ora diventato una distrazione. Il gruppo sta cambiando, una nuova generazione è in arrivo e collettivamente si è deciso di porre fine al personaggio di Marcos. Dice anche che le voci della sua morte e la malattia non sono vere, sono una storia falsa tirata fuori dal gruppo, nel tentativo di separare il gruppo dal suo personaggio.

La voce del gruppo sarà nei prossimi mesi il Subcomandante Moises. Marcos sarà ora conosciuto come il Subcomandante Galeano. Galeano è destinato ad essere un personaggio collettivo, la rinascita di un membro del gruppo che è stato assassinato all’inizio di questo mese dall’ esercito regolare messicano. Non è chiaro se Moises sarà il nuovo leader o semplicemente il nuovo portavoce. Marcos afferma che il gruppo non ha bisogno di un leader singolare: “E ‘nostra convinzione e nostra pratica che, per ribellarsi e lottare, non abbiamo bisogno né dirigenti, né di caudillos, né di messia, né di salvatori”

Il mio comunicato zapatista preferito fu quando anni fa, in risposta a un articolo apparso sul San Francisco Chronicle che citando Marcos, affermarono che una volta lavorava in un ristorante di San Francisco, mache fu licenziato per essere gay. La stampa mainstream in Messico riprese la storia e ha dichiarato con scandalo che che Marcos è una sorta di “queer rivoluzionario”. La risposta degli zapatisti fu “Subcomandante Marcos is More Than Just Gay” (Marcos è qualcosa di più di un gay). Il governo messicano ha identificato in Marcos il prof. Rafael Sebastian Guillen, si dice che abbia una laurea in Filosofia e delle specializzazioni in sociologia applicata ai media e che abbia insegnato all’ Università Autonoma (UNAM) di Città del Messico. Marcos però non ha mai confermato queste voci. Marcos, è apparso raramente in pubblico negli ultimi anni ed è sempre stato fotografato con un passamontagna nero ed una pipa in bocca. Ha partecipato recentemente al funerale di Galeano, ma la sua ultima apparizione pubblica importante si è verificata nel 2009.

Così, mentre egli non sarà più conosciuto come il Subcomandante Marcos e il subcomandante Marcos non sarà più la voce degli zapatisti, probabilmente risentiremo la sua voce come subcomandante Galeano. Quando l’ EZLN occupò cinque comuni in Chiapas il 1 gennaio 1994, il mondo venne a conoscere il misterioso uomo mascherato, noto come Subcomandante Insurgente Marcos. Gli zapatisti notando come il misterioso personaggio affascinasse tutti i media messicani e internazionali, l’EZLN decise di approfittare e “usare” questo magnetismo-mediatico al fine di attirare sempre più l’ attenzione e vivere sotto i riflettori. La catapulta in avanti rappresentata da Marcos in realtà ha prodotto un effetto boomerang: il movimento è stato fagocitato nella persona di Marcos e la conquista più grande dello zapatismo, cioè, la creazione di comunità autonome senza leader, rimase nell’ ombra. L’ EZLN si rese conto che “il movimento è diventato Marcos” e “Marcos è diventato il movimento”.

Questo sembrerebbe essere il vero motivo per cui il Subcomandante Insurgente Marcos abbia deciso di cessare di esistere. In Chiapas, ora esistono anche persone che hanno imparato a governare se stesse in modo autonomo, orizzontale. Vi sono bambini che hanno studiato nelle scuole autonome, pazienti che sono stati curati in cliniche autonome, donne che non sono più considerate inferiori agli uomini. E tutto questo dovrebbe essere noto al mondo senza la distrazione del personaggio di Marcos. L’ Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ha fatto la sua apparizione in pubblico il 1°gennaio 1994 per lanciare un’offensiva militare in cui ha cercato di occupare sette comuni dello stato meridionale messicano del Chiapas, chiedendo democrazia, libertà, terra, pane e giustizia per gli indigeni. Subcomandante Marcos è diventato famoso soprattutto grazie alla sua ricca produzione letteraria e saggistica e la competenza mostrata nell’ uso della comunicazione mediatica. Dal gennaio 1994, grazie soprattutto al suo comunicato (pubblicato per lo più nel quotidiano messicano La Jornada) e il fatto che abbia sempre il volto coperto da un passamontagna, ha girato il mondo come simbolo di resistenza alle ingiustizie.

Secondo lo stesso Marcos, “Marcos è il nome di un combattente che è morto, abbiamo sempre bevuto i nomi di coloro che sono morti in questa idea che non muore mai, ma che sta ancora combattendo”. Quasi tutte le idee esposte ed espresse da Marcos, nei suoi discorsi e nelle sue azioni sembrano influenzate dallo studio di autori marxisti, come Antonio Gramsci, molto popolare in America Latina, nonché dallo studio dei grandi rivoluzionai e patrioti latino-americani come Simon Bolivar, Emiliano Zapata ed Ernesto “Che” Guevara. Nonostante il subcomandante Marcos abbia sempre negato di essere il professore universitario Rafael Guillén, in una lettera pubblicata il 25 maggio 2014 afferma che la persona dietro il personaggio è un’ insegnante. A Città del Messico nel 2001, Marcos ha visitato l’ UNAM e durante un suo discorso pubblico ai studenti ha chiarito che era stato lì (in cattedra) prima. Secondo alcune ricerche (confermate dalle versioni del governo), Marcos è venuto in Chiapas con alcuni compagni, dopo aver combattuto nelle Forze Nazionali di Liberazione da diversi anni.

La sua azione politica ritrova una base teorica nel maoismo, ma l’ incontro con i movimenti indigeni in Chiapas ha trasformato il suo pensiero e decise di mettere le comunità indigene al centro della sua pratica e del discorso. Il risultato è stato più vicino alle teorie del marxismo strutturalista, anche se fin dalla sua prima tesi teorica mostrò le influenze di Louis Althusser, Michel Foucault e Alain Badiou. Altre idee che ha esposto nei suoi discorsi e nelle sue azioni sono più legate ai problemi e alle preoccupazioni del marxista italiano Antonio Gramsci. Il suo stile di scrittura ellittico, ironico e romantico può essere un modo di prendere le distanze dalle circostanze dolorose e dai vari lutti che colpirono la sua comunità. Ma chiunque sia in realtà il Sudcomandante Marcos, i suoi scritti voluminosi hanno uno scopo, come descritto nel libro “La nostra parola è la nostra arma”, dove molti dei suoi vecchi scritti, articoli, poesie, discorsi e lettere sono stati ripubblicati. (Maddalena Celano)


L’ opinione dello scrittore Nicola Viceconti: “Hanno ammazzato Marcos, Marcos è vivo!”

La notizia dell’uscita di scena di Marcos, il subcomandante dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ezln), è stata riportata su alcuni media occidentali con uno stile e un linguaggio orientato a rimarcare ormai l’inutilità di un leader che per oltre vent’anni ha guidato la rivolta zapatista nello stato messicano di Chiapas. Nei pochi articoli che è possibile trovare in rete, infatti, l’enfasi giornalistica è stata posta in parte sul sensazionalismo e, in parte, su alcuni dettagli che da sempre hanno caratterizzato l’immagine del rivoluzionario messicano: la benda che copre l’occhio destro, la pipa e il passamontagna, tutti simboli mitologici del “Che Guevara” messicano degli ultimi decenni. Le parole-chiave utilizzate sono state “travestimento pubblicitario”“propaganda”“personaggio” e gli articoli sono stati confezionati con un semplice “copia e incolla” operato su un già scarno comunicato stampa. Alla fine il risultato è stato quello di avere una notizia identica su più testate, composta più o meno dalle stesse espressioni: “dinamismo rivoluzionario sbiadito”“condizioni di vita degli indios sostanzialmente immutate” e “l’Ezln ha perso gran parte del suo fascino”.

Poco o nulla è stato detto, però, sulle motivazioni sottostanti alla nascita di un movimento formato sostanzialmente da indios (discendenti Maya) e sulla lotta intrapresa da questi uomini per affermare i propri diritti in un contesto politico-sociale tra i più degradati al mondo: quello del sud del Messico. Ma siamo sicuri che Marcos sia realmente uscito di scena? Se, come lui stesso ha dichiarato, “esiste ormai una generazione che può guardarci in faccia e ascoltarci e parlarci senza attendersi né una guida, né una leadership, che non pretende né di sottomettersi né di seguire un capo” forse oggi è giusto ipotizzare che, contemporaneamente alla sparizione di un leader, tanti altri sono potenzialmente pronti a sostituirlo all’interno del suo movimento.

Hanno ammazzato Marcos, Marcos è vivo!

E’ stato questo il primo pensiero – parafrasando una famosa canzone di Francesco De Gregori – che mi è venuto in mente dopo aver letto la notizia. Qualcosa mi fatto riflettere sul potere dell’immortalità di certi comandanti. Marcos non è morto! Ed è stato lui stesso a ricordarcelo immediatamente dopo aver dichiarato di aver smesso di esistere: “Non sono malato né morto”. Credo che sia fuorviante parlare del Subcomandante “come se fosse fisicamente morto”, mentre ritengo più corretto pensare di fronte a “una generazione capace di agire senza una leadership”, che ogni indios rappresenti un comandante, e che sarà così finché esiteranno ingiustizie e soprusi. (Nicola Viceconti)

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